CASALE – Ha appena concluso un importantissimo congresso in Australia, il suo prossimo appuntamento, invece, sarà a Yale dove prosegue la lotta per far revocare la laurea ad honorem conferita, 20 anni fa, a Stephan Schmidheiny. Martedì scorso, Barry Castleman, esperto di fama mondiale e consulente tecnico della Procura di Torino per il maxi processo Eternit, invece che tornare direttamente negli States, ha preferito far scalo in Italia per un aggiornamento sulla lotta contro l’amianto ed il magnate svizzero. Dalla conferenza australiana, un paese assolutamente all’avanguardia nella lotta contro l’amianto, arrivano dati sempre più allarmanti. Per l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, nel mondo ci sono 107mila vittime professionali d’amianto. A queste bisogna aggiungerne almeno 20mila che contraggono malattie amianto-correlate per contaminazione ambientale. Ma i nuovi studi, purtroppo, hanno dimostrato che i dati dell’Oms sottostimano drammaticamente il problema. Secondo un nuovo studio e nuove informazioni raccolte (pur tenendo conto che in alcuni Stati, come la Cina, non è facile accedere ai dati) ogni anno 215 mila persone che hanno avuto un contatto professionale con l’amianto muoiono; più di 40mila quelle che respirano la fibra killer nell’aria. Dati che non vengono sicuramente sottovalutati in Australia, il Paese con il più alto tasso di mesoteliomi al mondo (causati negli anni in cui veniva estratto l’amianto dalla miniere). Ma nonostante tutti questi dati, il mondo fa ancora finta di non sentire, di non sapere. Non solo l’India od il Sud America, dove l’amianto viene ancora lavorato dalla fabbrica della morte, ma anche negli Stati Uniti, dove gli illuminati membri del Consiglio d’Amministrazione di Yale, non sembrano aver intenzione di revocare il dottorato il lettere concesso ad honorem vent’anni fa a Schmidheiny. E il fatto che il magnate svizzero finanzi l’Università, non centra. Forse. Ed è la nuova battaglia di Barry Castleman ma anche dei sindacati e delle associazioni vittime di tutto il mondo. Il clamore comunque che ha riscontrato la lotta sulla stampa internazionale, tuttavia, ha spinto il “board” dell’Università a concedere un’udienza per valutare l’eventuale revoca. Fondamentale l’intervento delle associazioni di ex allievi di Yale e di tre docenti che hanno deciso di affiancare le associazioni nella lotta. Probabilmente l’udienza si terrà questa primavera e c’è ottimismo intorno alla possibilità di conquistare questo piccolo traguardo simbolico. Intanto i legali di Schmidheiny il 17 marzo scorso sono riusciti a far revocare dalla multinazionale Amazon, la pubblicazione dell’e-book «Dossier Eternit – Il grande processo» scritto da Rosalba Altopiedi e Sara Panelli, perché lesivo dell’immagine del responsabile di tante morti assolto grazie alla prescrizione. Se la versione in inglese è introvabile, quella in lingua italiana sarebbe reperibile. Non facilmente, ma reperibile.
Dario Calemme