Giovedì 18 aprile alle 18 in Cattedrale sarà solennemente festeggiato il 550° anniversario della nascita della Diocesi. Pubblichiamo l’intervista concessa da sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Polykarpos, Arcivescovo ortodosso d’Italia ed Esarca dell’Europa Meridionale, che sarà a Casale come legato del Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I.
L’intervista è stata raccolta da don Francesco Mancinelli, responsabile diocesano dell’Ecumenismo e dialogo interreligioso.
Eminenza, cosa significa per lei rappresentare Sua Santità il Patriarca Ecumenico all’evento giubilare di una Diocesi Cattolica Romana che ha riscoperto i suoi antichi legami storici con la Grande Chiesa di Costantinopoli?
“Desidero, prima di tutto, ringraziare il giornale per avermi dato l’opportunità di dare questa intervista e colgo la felice occasione per porgere i miei più cordiali saluti e auguri fraterni a Sua Ecc. Rev.ma Mons. Gianni Sacchi, vostro Vescovo diocesano, per questo anno giubilare. È per me oltre che un privilegio, un grande onore e una gioia immensa rappresentare Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ad un evento giubilare di una Diocesi della Chiesa sorella Cattolica Romana la cui fondazione si collega strettamente alla Città Imperiale di San Costantino Magno e della Santissima Madre di Dio, dove risiede la Santa e Grande Chiesa di Cristo, la Madre martoriata di tutti i popoli ortodossi. Inoltre, la presenza della nostra delegazione patriarcale è per me motivo per testimoniare pubblicamente la nostra comune fede e il nostro comune impegno a condurre gli uomini alla salvezza in Cristo, rinsaldando i nostri legami di amicizia e fraternità in questi tempi apocalittici in cui viviamo. Oggi di fronte alla drammatica situazione in cui vivono milioni di uomini e di donne è più che mai necessario, per noi cristiani vivere momenti di attenzione reciproca, di confronto vicendevole, di scambio di idee, di comunione e di affetto. Il Patriarcato Ecumenico, nella sua lunga storia millenaria ha vissuto momenti drammatici, ma non ha mai abbandonato la certezza che dopo la Crocifissione viene la Risurrezione, testimoniando Cristo Risorto, il Vincitore della morte e della corruzione del peccato, l’unico Salvatore del mondo. In questi ultimi anni, poi, la testimonianza del patriarcato ecumenico è diventata ancora più significativa e pregnante su temi come: la salvaguardia del creato – non a caso il Patriarca Bartolomeo viene chiamato internazionalmente ‘il Patriarca verde’ – la pace, la giustizia sociale, la povertà, il dialogo ecumenico e interreligioso, la bioetica, il rispetto della vita, grande dono di Dio”.
Lei, Eminenza, è l’Arcivescovo-Metropolita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia che, se così possiamo dire, rende presente il Patriarcato Ecumenico in questo territorio prevalentemente latino. Quali sono, secondo lei, il significato, il ruolo e le potenzialità di questa presenza?
“La presenza del Patriarcato Ecumenico in questo territorio prevalentemente latino, l’amata Italia, si realizza e si manifesta tramite l’ Arcidiocesi italiana e il suo Arcivescovo-Metropolita, poichè la Chiesa di Cristo è episcopocentrica. La nostra Arcidiocesi ha la sua sede e la sua cattedrale a Venezia nello storico “Campo dei Greci”. Il mio compatriota, il cardinale Bessarione, con un’ espressione divenuta famosa, amava definire la Serenissima ‘quasi un’altra Bisanzio’. Il significato, il ruolo e le potenzialità della nostra presenza sono, a mio parere, grandi, notevoli e importanti. La nostra giurisdizione ecclesiastica non è per niente estranea al territorio italiano, ma autoctona. Siamo una Chiesa storica profondamente radicata nel territorio nazionale. Non va dimenticato che l’Italia meridionale coincide geograficamente con la gloriosa Magna Grecia, che per tanti secoli è stata ecclesiasticamente sotto la giurisdizione del Patriarca Ecumenico e politicamente sotto l’Imperatore Romano d’Oriente, ambedue con sede a Costantinopoli-Nuova Roma; mentre nell’Italia settentrionale, dopo la caduta di Costantinopoli, abbiamo le fiorenti Comunità Greco-Ortodosse nelle grandi città portuali. Perciò l’Italia non può essere considerata come ‘Diaspora’, nel significato attuale dato a questo termine nel definire le relazioni e i rapporti interortodossi. Anche l’antico Marchesato e la Diocesi di Casale Monferrato si collegano con il nostro Oriente cristiano e la sua Capitale in modo speciale attraverso la dinastia dei Paleologo. Il Patriarcato Ecumenico e di conseguenza anche la sua Arcidiocesi italiana non sono una Chiesa nazionale, ma la ‘casa’ di tutti gli ortodossi che condividono, al di là delle differenze etniche e linguistiche, la medesima fede nel Dio Uno e Trino. Sono manifestazione dell’ecumenicità dell’Ortodossia e dell’Ellenismo, espressione il cui significato culturale non va confuso con il termine ‘Grecità o Ellenicità’ di chiara matrice nazionale. Le nostre Parrocchie sono proprio le ‘case’ per moltissimi immigrati ortodossi, dove non solo trovano il ‘cibo’ della preghiera, del culto divino e dell’Eucaristia, ‘farmaco di immortalità’, come la definisce Sant’Ignazio di Antiochia, ma anche amore fraterno e accoglienza umana. I nostri sacerdoti e la mia umile persona diventano, quindi, riferimento non solo per la fede e per la vita spirituale, ma anche un conforto nella vita quotidiana dei nostri fedeli. La nostra principale missione è di tentare di far divenire ogni fedele ortodosso che vive e lavora in Italia, un faro di spiritualità e di unità con i fratelli e concittadini italiani e con ogni uomo di buona volontà. Il nostro Patriarca Bartolomeo si collega particolarmente con l’Italia visto che per 3 anni ha compiuto gli studi post-universitari a Roma, per 17 anni è stato Metropolita di Filadelfia e Presidente di Venezia. E’ interessante notare che il primo Atto canonico compiuto dal Patriarca Bartolomeo, appena eletto al trono patriarcale di Costantinopoli è stato la fondazione della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia ed è il Mentore dell’attuale Arcivescovo-Metropolita, il quale dei suoi 36 anni trascorsi fuori dalla Grecia ben 22 li ha trascorsi nel ‘Bel Paese’. Infine, non va dimenticato che l’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia è una Istituzione pienamente italiana, Persona Giuridica dello Stato Italiano con il quale ha stipulato anche un’ intesa”.
Infine, una curiosità. Lei è nativo di Lepanto, nell’immaginario occidentale il luogo in cui la flotta cristiana sconfisse la flotta turca. Com’è ricordato e considerato questo evento storico nell’oriente greco bizantino?
“Sono fiero di essere nato e cresciuto nella magnifica e storica città di Lepanto, in greco Nafpaktos, nota in tutto il mondo per la famosa Battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571), dove la cristianità occidentale unita ha inflitto un’importante e significativa sconfitta alla flotta ottomana, fermandone la pericolosa avanzata verso il cuore dell’Europa, e ha inoltre donato speranza e coraggio ai cristiani d’Oriente che vivevano sotto il terribile giogo ottomano. La vittoria è stata dedicata alla Santissima Madre di Dio, la Madonna di Lepanto o del Rosario e questo evento viene festeggiato particolarmente nella mia città natale ogni prima domenica di ottobre, anche se nel nostro Oriente greco-ortodosso quest’evento non ha avuto la stessa risonanza che ha avuto in Italia e in tutta l’Europa occidentale, come dimostra la costruzione di molte chiese dedicate a Santa Maria della Vittoria. Permettetemi di fare una riflessione: se in quel 1571 si è combattuto per la fede, con uno scontro di civiltà che ha avuto notevoli risvolti geopolitici, oggi questo stesso ‘scontro’ si ripete tramite i grandi flussi migratori di uomini di fedi, usi e costumi diversi dal nostro mondo occidentale post-moderno. Credo che la nostra reazione più efficace di fronte a questo fenomeno non sia quella di creare e disporre ‘flotte’ armate, ideologiche, culturali e sociali, ma sia soprattutto quella di recuperare la nostra vera identità europea che si basa sulla fede cristiana e la civiltà grecoromana, mostrando al mondo che il centro della nostra comune fede e civiltà sono l’amore, la convivenza pacifica e il rispetto reciproco. Se siamo ben consapevoli di ‘chi siamo’ diamo viva testimonianza, partendo da noi stessi e dalle nostre famiglie, di accoglienza e di fratellanza senza nessuna paura dell’altro e del diverso. Il nostro Patriarca Ecumenico Bartolomeo così ci esorta all’inizio della Santa e Grande Quaresima di Pasqua: ‘La Chiesa continuamente ci rammenta che la salvezza non è individuale, ma un evento ecclesiale, una lotta comune. San Giovanni Crisostomo, chiama la famiglia piccola Chiesa. Veramente, nella famiglia si realizza il farsi chiesa della nostra esistenza, si sviluppa il senso del carattere sociale e comunitario della vita umana e della vita in Cristo: l’amore, il rispetto reciproco e la solidarietà, si vive la vita e la gioia della convivenza come dono divino’. E visto che la cristianità occidentale, con a capo la Santissima Chiesa di Roma, ‘che presiede nella carità’ come dice San Massimo il Confessore, si trova nel periodo pasquale, mentre quella orientale ortodossa si prepara per entrare in esso, auguro dal profondo del cuore alla Chiesa di Dio che è in Casale Monferrato di vivere continuamente nella Gioia indicibile e nella Luce intramontabile della Resurrezione del Vincitore della morte Cristo Salvatore. Esclamiamo insieme con San Giovanni Crisostomo: ‘Cristo è Risorto e regna la Vita! Cristo è Risorto e nessuno sta più nei sepolcri!’. Ad multos annos Chiesa di Casale Monferrato! Che sia eterna la memoria dei tuoi fondatori”.
Francesco Mancinelli