CASALE – “Un mandato di cattura internazionale per il magnate svizzero Stepahn Schimheiny” (in foto) è la proposta di Nicola Pondrano, Cgil provinciale e regionale, a nome della città dopo che sono state rese note le motivazioni della sentenza d’Appello del processo Eternit che ha confermato come il rischio asbestosi fosse noto dal 1931 e che il nesso amianto-tumori era conosciuto già dagli anni ‘50. “Come si può partire con un processo Eternit Bis, cui la procura di Torino lavora da tempo, se realisticamente poi non si riesce ad affermare la giustizia in termini di risarcimento?” rimarca Pondrano. Ben 800 le pagine in cui i giudici di secondo grado motivano la sentenza d’appello che ha inflitto a Stephan Schmidheiny una pena più elevata (18 anni) rispetto ai 16 di primo grado. Le motivazioni confermano che “Era personalmente partecipe del piano diretto a promuovere l’opera di disinformazione per tenere la collettività all’oscuro dell’incombente pericolo per la pubblica incolumità causato dalla diffusione della fibra di amianto”. E per quanto riguarda i risarcimenti Bruno Pesce, Comitato Vertenza Amianto, indica la strada: “Una cordata delle parti civili, con l’imprescindibile sostegno dello Stato, perché le vittime più deboli, ovvero le migliaia di cittadini non devono essere lasciate sole”.
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