ROMA – Si riapre il dialogo tra Poste italiane e Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci): in un incontro, avvenuto nei giorni scorsi a Roma, l’Azienda ha presentato il nuovo modello di recapito per garantire un servizio più efficiente ed economicamente sostenibile in un contesto che vede, da un lato, la costante diminuzione dei volumi di posta tradizionale ma, dall’altro, l’aumento dei pacchi dell’e-commerce, che genera nuove opportunità di implementazione dei servizi. Il nuovo modello punta a valorizzare la capillarità della rete distributiva di Poste italiane, anche con investimenti in tecnologia e formazione, tenendo conto delle esigenze dei cittadini, oggi molto diverse rispetto al passato. Il confronto tra Poste e Anci ha riguardato soprattutto le modalità di svolgimento del servizio nei piccoli Comuni. “Rispetto alla precedente gestione, legata a all’amministratore delegato e direttore generale del gruppo Poste Italiane spa, Francesco Caio, che ha chiuso uffici postali, abbiamo riscontrato un clima diverso”, afferma Castelli coordinatore Comuni Anci. “Non abbiamo mai ‘digerito’ la delibera dell’Agcom, che di fatto ha autorizzato il recapito degli invii postali a giorni alterni – sottolinea Castelli – per noi questa delibera contrasta con le indicazioni europee sul recapito, che fanno riferimento all’impossibilità di consegnare tutti i giorni la posta solo in condizioni di grandi difficoltà fisiche, ma non legata a problemi economici”. Nello stesso tempo, secondo il coordinatore Anci dei Piccoli Comuni, non si possono chiudere gli occhi di fronte alla realtà: “Numeri alla mano, la corrispondenza è calata moltissimo da circa 7 miliardi e mezzo di pezzi annuali nel 2008 a 2 miliardi e 700mila consegnati nel 2017. E, soprattutto nelle aree deboli, consegnare la corrispondenza ha costi molto elevati”. In una situazione complicata, negli ultimi tempi, “è entrato in gioco un nuovo fattore favorevole: le consegne postali di quanto le persone acquistano on line. Incrementando questo nuovo asset, le Poste potrebbero riconsegnare anche tutto il resto con cadenza quotidiana”. L’interlocuzione tra Anci e Poste Italiane riguarderà anche lo sviluppo dei servizi di tesoreria rivolti ai piccoli Comuni e la presenza degli uffici postali nei territori. “La nostra proposta – spiega Castelli – è di creare nuovi modelli, soprattutto nelle piccole realtà, nuove formule di servizi tra enti diversi, con la finalità di mantenere più servizi possibili nelle aree marginali del Paese”. D’altro canto, evidenzia il sindaco, “l’input politico fornito dalla legge sui Piccoli Comuni è di non arretrare rispetto all’offerta dei servizi”. In questo senso ricorda pure che “entro il 2020 buona parte delle aree ‘grigie’, che soffrono per il digitale divide, saranno raggiunte dalla banda larga o addirittura dalla fibra. Tutto questo avanzamento di capacità di comunicazione di chi vive in aree marginali aiuterà a rimanere nei territori. L’Anci, in ogni occasione, ha sempre evidenziato con forza che il servizio postale, per ciò che rappresenta in termini di “presidio dello Stato” sul territorio, assume un valore irrinunciabile in particolare nei Comuni di minore dimensione demografica.“Nei nostri Comuni più piccoli di solito c’erano il sindaco, il prete e il direttore della posta, in quelli un po’ più grandi c’era anche il maresciallo dei carabinieri. Nei piccoli Comuni queste erano le figure delle rappresentanze locali – sostiene Castelli -. Quindi, è vero che le Poste hanno perso tanto come numero di recapiti, però il marchio di Poste come ente dello Stato fa guadagnare parecchi punti sulla parte finanziaria: la gente si fida di fare investimenti in Poste proprio in quanto lo considera, comunque, un ente dello Stato. Se rinuncia a questa caratterizzazione perderebbero molto”.