MORANO PO – Sulla statale che corre verso Casale, a Morano, il viaggiatore non troppo distratto può notare una chiesetta, dalla facciata piuttosto anonima, con un piccolo campanile dove qualche tempo fa è risuonata una campana, dopo tanti anni di silenzio (merito di un gruppo di persone di buona volontà e di don Taddeo, parroco di Morano, che ne ha già messo in calendario i primi restauri, insieme a quelli riguardanti la Madonnina del Ceppo sulla strada per Due Sture). E’ la chiesa neo romanica dedicata a San Pietro Martire (Pietro da Verona) predicatore domenicano e inquisitore, ucciso con un colpo di roncola nella foresta di Seveso, nell’aprile 1252. Non è troppo difficile spiegare la dedicazione a questo santo, se si pensa all’importante presenza dei domenicani nella vicina Casale, e segnalare anche la probabile esistenza di un convento dell’ordine nei paraggi della chiesetta. Neppure don Felice Mellana, nei suoi Appunti per una storia di Morano sul Po del 1944, ci dà notizie più precise sulla data di fondazione (ma su un mattone posto a due metri d’altezza sulla parete laterale destra si legge la scritta “1503 die 28 F”, anche se l’informazione è di difficile interpretazione). Nel passato fu sede della Confraternita di San Pietro Martire o della Cappa Bianca perché i confratelli prendevano parte a processioni e sepolture vestiti di una divisa di tela bianca. Anticamente possedevano beni, amministrati da un Priore e un Sotto Priore. Nel 1731, ad esempio, Priore era un certo Domenico Ottavis e Sotto Priore Giovanni Pietro Vanni. Ma torniamo all’argomento affreschi. Colpisce immediatamente quello della navata destra: sono tre metri e mezzo per uno e mezzo di straordinario impatto visivo. Al centro la Madonna con in grembo il suo Bambino (da notare la somiglianza con l’affresco di S. Gottardo a Camino) affiancata da S. Giovanni Evangelista, San Giovanni Battista, San Pietro Martire e San Giuseppe. La figura della Madonna è inserita tra due colonne che reggono una trabeazione sulla quale compare una scritta “Opus Fecerunt F Zanus Finacius et Jacobinus Ferrarius” che potrebbero essere i probabili committenti (“fecerunt F”, cioè fecerunt facere: fecero fare), poiché non si conoscono pittori piemontesi o lombardi di tale nome nell’epoca interessata e anche perché Finazzi e Ferrari sono cognomi tipicamente moranesi. Alle pareti dell’abside si trova la raffigurazione del martirio di San Pietro e a destra Salomè che presenta ad Erode la testa di San Giovanni Battista e nella cappella laterale sinistra in fondo alla chiesa una Madonna allattante in trono fra San Rocco e San Sebastiano, ma molte altre figure decorano il piccolo ambiente. All’inizio degli anni Ottanta la Famija Muraneisa inventò la “Festa dei torcetti” proprio per raccogliere fondi per i restauri creando un momento di fede che rappresentasse un simbolo di rinascita, tutela e salvaguardia di questo bene architettonico di grande valore, oltre che artistico e storico, profondamente umano, sul filo appunto del ricordo e del rispetto di una tradizione. Ma se da un lato per molti moranesi questa chiesa rappresenta il luogo dove nonni e bisnonni hanno chinato la testa in preghiera, nondimeno San Pietro Martire merita una valorizzazione al di là del sentimento e del ricordo, per la bellezza e l’importanza del suo contenuto. Qualunque viaggio comincia, comunque, con un piccolo passo. I bravi volontari che hanno riaperto le porte di San Pietro Martire e con secchi e scope hanno ridato a questo luogo un po’ della dignità che merita l’hanno compiuto, non resta che proseguire questo cammino. Tutti ce lo auguriamo.
Foto Daniele Podda