CASALE – Ci sono volute meno di 24 ore alla Polizia Stradale per risolvere il giallo attorno alla tragedia avvenuta domenica all’alba sulla A26, nel tratto tra Casale Sud e Nord. I motivi per cui Claudia Tolu, romena di 37 anni, residente ad Aosta, sia stata lasciata sul ciglio dell’autostrada e successivamente investita mortalmente da un automobilista alessandrino, sarebbero legati ad un forte litigio con il marito Nello Alfonso Caputo, 47 anni. Stavano rientrando da una serata a Poirino e il programma avrebbe previsto una tappa in un locale notturno di Vercelli, quando è scoppiata una violenta discussione. Dopo aver accostato nella corsia di emergenza la donna ha abbandonato l’autovettura ed ha iniziato a camminare a piedi. Infuriato per la lite e con la coscienza appannata dall’alcool in corpo, il marito è ripartito abbandonandola irresponsabilmente sul ciglio della strada, ed è ritornato verso casa. La 37enne avrebbe camminato per diverse ore e percorso quasi 20 chilometri prima che un automobilista alessandrino di 67 anni, all’uscita da una curva, la prendesse in pieno. L’urto è stato violentissimo e la donna è morta sicuramente sul colpo. È’ servito poco tempo alla PolStrada, in collaborazione con i colleghi di Aosta, per identificare il marito, ora indagato per concorso in omicidio colposo.
Quella maledetta serata
Per iniziare a ricostruire cosa sia accaduto nella notte tra sabato e domenica, la Polizia di Aosta ha messo sotto torchio Nello Caputo per oltre quattro ore. Ricordi confusi resi imprecisi dallo stato di shock e dalla grande quantità di alcool ancora nel corpo. Di certo ci sono i segni della lite con Claudia Tola che come suo ultimo ricordo gli ha lasciato degli evidenti graffi sul dorso della mano, e lo sportello del cruscotto della sua Fiat Punto rotto. Se la donna invece sia scesa dall’auto per sua volontà o meno, invece, saranno le indagini a stabilirlo.
«Avevamo bevuto molto» ha riferito Caputo agli inquirenti. Questo potrebbe spiegare il motivo per cui la donna abbia vagato per le carreggiate dell’autostrada per quasi 20 chilometri senza chiedere aiuto. Ma per stabilire se nel corpo della donna ci sia stato o meno una quantità di alcool sufficiente per alternarne la capacità cognitiva, bisognerà attendere i risultati dell’autopsia e dell’esame tossicologico.
Dopo una cena a Poirino i due sarebbero dovuti andare a ballare a Vercelli. Ma nel tragitto è scoppiata una forte lite, forse per motivi di gelosia, interrotta solo quando i due si sono separati. Caputo a quel punto è tornato verso la Valle. «Volevo chiamarla, ma il mio telefono era nella sua borsa».
Così ha dovuto aspettare di arrivare quasi ad Aosta prima di poterle telefonare. Dopo essersi fatto prestare un telefono, ha chiamato il proprio numero e la donna, ancora viva le ha risposto. E’ scoppiata un’altra lite. Stanco e ancora sotto l’effetto dell’alcool, il 47enne si è fermato in un’area di servizio a Pollein, per dormire qualche ora prima di rimettersi in strada per andare a cercare la moglie. Ma quando ha iniziato la ricerca, intorno alle 7, ormai era troppo tardi: la moglie era già morta da un paio di ore. Terminato il lungo viaggio è ritornato verso casa, sperando di trovarla li al suo ritorno. E’ invece una volta giunto nella sua abitazione, è stato raggiunto solo dalla tragica notizia. Accompagnato in Questura è stato interrogato per oltre quattro ore, prima dello crollo psicologico che ha costretto gli inquirenti a far ricoverare, sotto shock, Caputo nel reparto di psichiatria.
Martedì pomeriggio la famiglia di Claudia Tola ha raggiunto la camera mortuaria di Casale per il riconoscimento, poi il Pm di Vercelli Francesco Alvino, ha dato l’ok per l’esame autoptico che è stato svolto alla presenza dei consulenti di parte.
Dario Calemme