SAN MARTIN0 – «Ma quanto dolore, per che cosa, dove ci porterà? Dove porterà? E perché? Giovedì ero stravolto. Volevo solo stare con te. Mi continuavo a chiedere come si fa a sopportare un dolore talmente grande, un dolore talmente profondo, che m’induceva a volerti raggiungere per stare insieme. Quell’uomo che ha tanto odiato da volerti vedere privo di quel respiro che il Signore ti ha donato».
«Quell’uomo che si è sentito in dovere di strapparti la vita, di portare una catena di dolore alla tua famiglia, ai tuoi amici, ma non solo. Tu volevi bene a quella persona. Lo so. Me l’avevi detto più volte. Era particolare. Per questo gli stavi vicino come un amico sa fare. Cercavi di allievarlo dalle sue sofferenze e fatiche magari anche con battute ironiche». E’ stato questo uno dei passaggi più struggenti della bellissima lettera letta alla fine delle esequie, da Gabriele uno dei fratelli di Andrea Juvara, 47 anni, ucciso giovedì mattina «in modo cruento, da una mano amica». Un uomo «dall’animo gentile, dal cuore nobile», come lo ha ricordato Stefano, il fratello più piccolo. Una folla commossa ha partecipato in silenzio al rito funebre del medico casalese ammazzato giovedì mattina con 12 coltellate. Grandi emozioni unite al caldo soffocante che hanno costretto una ragazzina ed una giovane donna, a ricorrere alle cure delle due unità di soccorso presenti sul sagrato della chiesa di San Martino di Rosignano. Sul posto anche i Carabinieri di Rosignano e, in borghese, quelli del Nor di Casale. In carcere a Vercelli con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato anche dalla premeditazione, c’è Massimiliano Ammenti, 51 anni, reo confesso.
Un omicidio progettato, provato dai molteplici sopralluoghi, e da un primo tentativo sventato da un vicino che lo aveva messo in fuga, facendogli perdere anche il coltello.
Andrea Juvara lascia i figli Filippo, Alessandro e Luca, la compagna Raffaella, i genitori Arnoldo e Mirella, i fratelli Gabriele e Stefano.
Dario Calemme
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