Al Santuario di Crea, sabato 23 marzo dalle 15.30, è in programma un convegno di studio per ricordare lo storico incontro tra il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e il Ministro degli Esteri francese Georges Bidault avvenuto il 22 marzo 1948, che segnò il disgelo delle relazioni tra Italia e Francia dopo la tragedia della seconda guerra mondiale e l’ingresso da protagonista del nostro Paese nel processo d’integrazione europea.
Un’anticipazione della nuova Europa.
di Sergio Favretto – Avvocato e saggista storico
Nessuna comunicazione ufficiale, nessuna anticipazione sui giornali di allora. Nel santuario mariano di Crea, in pieno Monferrato fra Casale ed Asti, il Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi e il Ministro degli Esteri francese Georges Bidault si incontrarono e dialogarono, in modo riservato, ospiti dei Frati Minori del convento annesso. Il rendez-vous fu organizzato da Giuseppe Brusasca, allora Sottosegretario agli Esteri e esponente della Resistenza piemontese e poi della Dc.
L’evento e i protagonisti
L’incontro si tenne a Crea il 22 marzo 1948, unicamente perchè De Gasperi chiese a Brusasca l’indicazione di un luogo ameno, sicuro, piacevole per poter colloquiare con l’ospite francese. Brusasca non ebbe dubbi, propose il santuario di Crea, perchè simbolo e riferimento, non solo religioso, ma anche civile, sociale e culturale. La scelta fu accolta. Si attivarono i funzionari della Presidenza del Consiglio e del Ministero francese degli Esteri. Era il lunedì dopo la celebrazione domenicale delle Palme.
A metà mattinata, De Gasperi, accompagnato dalla moglie Francesca Romani e dalla figlia Maria Romana, giunse con il segretario Mario Cingolani e con Brusasca al santuario in auto, proveniente da Vercelli-Milano. Con De Gasperi vi erano i giornalisti: Nicola Adelfi dell’Europeo, Renato Loffredo dell’Ansa, Silvio Negro del Corriere della Sera, Alfredo Zavanone della Gazzetta del Popolo.
Bidault e la moglie Suzanne Borel, provenienti in auto da Torino e dopo un obbligato percorso collinare a loro sconosciuto, arrivarono sul piazzale del santuario. Ad attendere i due politici, una improvvisata rappresentanza degli alunni della scuola elementare di Serralunga di Crea, con le maestre Arzani, Sini e Cerruti. Gli alunni Nella Mazzucco lesse una poesia di buon auspicio e Giancarlo Mazzucco offerse un omaggio floreale agli ospiti. Il sindaco di Serralunga dott. Umberto Masini fece gli onori di casa. Il convento dei Frati Minori era al completo: padre Isidoro Olivero (originario di Trino Vercellese, rimasto poi a Crea per ben 36 anni), padre Leopoldo Ocelli (allora padre guardiano del convento, tenne un breve saluto applauditissimo) e padre Elzeario Risso (cuoco, pittore e scultore). Dopo la visita al santuario, il colloquio riservato fra De Gasperi e Bidault durò più di due ore. Fu servito un pranzo a base di pasta e fagioli, di un ottimo fritto misto piemontese.
Nel pomeriggio, lasciato Bidault, De Gasperi si recò a Casale in piazza Mazzini e tenne un comizio di fronte a migliaia di persone.
I protagonisti dell’evento furono De Gasperi e Bidault, con un Brusasca che potremmo definire facilitatore. Brusasca, esponente del cattolicesimo democratico, fu vice-presidente del CNLAI.
Siamo a marzo 1948. De Gasperi guidava il suo quarto governo, con una significativa responsabilità di costruire un nuovo futuro all’Italia, dopo l’esperienza bellica e la vicenda resistenziale. Proprio in quei mesi si cumulavano le incomprensione internazionali e la polemica interna con la sinistra più estrema. Bidault, Ministro degli Esteri dal ’44 al 48, Presidente del Consiglio dal ’49 al ’50, aveva militato fra varie aggregazioni politiche dei democratici-cristiani, fu molto attivo nella Resistenza con ruoli nazionali. Dopo l’epilogo della guerra, Bidault accentuò le proprie convinzioni europeiste, sotto l’ispirazione di Jean Monnet.
Il contesto storico e sociale
La scelta di effettuare un incontro riservato, l’opzione per un luogo non istituzionale, ma emblematico, furono le ragioni che portarono a Crea. Pochi giorni prima, si era siglato un protocollo fra Francia e Italia, dopo mesi serrati di trattativa. L’accordo venne sottoscritto dal francese Georges Bidault e il Ministro degli Esteri Carlo Sforza; con il protocollo, i due governi dichiaravano formalmente la loro volontà di costituire un’unione doganale, in modo graduale e con gli opportuni adattamenti, durante il periodo transitorio, per non compromettere gli interessi economici nei due Paesi.
Venne creata una Commissione mista fra Italia e Francia, il cui lavoro approdò anni più tardi alla sigla della Convenzione di Unione Doganale tra l’Italia e la Francia, a Roma il 23 giugno 1950.
La sigla del Protocollo venne vissuta come ulteriore tassello nell’interazione positiva fra Italia e Francia, con possibilità poi di contaminazione verso altri Paesi come il Benelux, in uno scenario di costruzione progressiva dell’Europa dei popoli e degli Stati.
De Gasperi e Bidault si erano confrontati ripetutamente nel 1947 e poi nei primi mesi del 1948 per l’attuazione del Piano Marshall e per l’avvio dell’Organizzazione europea di cooperazione economica OECE. L’unione doganale non si attuò poi, in ragione delle spinte protezionistiche francesi e per un rinnovato liberismo economico dei paesi del Benelux.
L’incontro di Crea si colloca a ridosso della sigla del Protocollo di Torino, nel pieno della convinzione e dell’entusiasmo di aver seminato per l’integrazione europea.
Non solo. Per l’Italia, l’incontro si colloca nella fase conclusiva della campagna elettorale delle fondamentali elezioni politiche del 18 aprile 1948, elezioni spartiacque per la storia della nuova Repubblica. Certamente De Gasperi ebbe modo di esaminare con Bidault le ipotesi del post elezioni, ragionando sugli scenari possibili alternativi, o della vittoria del Fronte di sinistra o della vittoria dell’intesa centrista-democristiana e filoamericana. La comune matrice culturale, la condivisa speranza europeista, la caratterizzazione nell’impegno cattolico e democratico, il timore di una espanzione del modello comunista, portarono De Gasperi e Bidault a riconoscere forti interrogativi al voto italiano imminente.
Tratti comuni
A Crea si incontrarono due statisti, due convinti europeisti, due cattolici impegnati per la democrazia, due figure della Resistenza al regime tedesco. Non solo. A Crea, vi era un terzo coprotagonista, di seconda fila. Sempre europeista, espressione dell’antifascismo e della Resistenza italiana: Giuseppe Brusasca. Vi sono evidentissimi tratti comuni che hanno motivato ed agevolato l’incontro storico. Una breve declinazione.
Bidault, nato a Moulins nel 1899 e deceduto a Cambo Les Bains nel 1983, dopo aver insegnato storia delle scuole superiori, si impegnò in vari movimenti democratici-cristiani e poi nel Partito democratico popolare. Fu anche editorialista di punta nel giornale “L’Aube”, dalle cui colonne propose feroci attacchi all’estrema destra, alle dittature, alle forme allarmanti di antisemitismo, agli accordi di Monaco del 1938. Militò da subito nella Resistenza francese nella formazione Combat de Frenay, dal 1943 guidò il Consiglio nazionale della Resistenza. Bidault cofondò il Mouvement républicain populaire (MRP), sarà Presidente del governo provvisorio del 1946.
Percorse tutte le fasi dell’opposizione al regime tedesco, della Resistenza e dell’immediata ricostruzione dopo la Liberazione, qui con un ruolo guida e di traino.
Le sue idee europeiste si mescolarono anche con le accentuazioni nazionaliste, ma alcune recenti analisi storiche hanno posto in risalto, invece, quanto lo spirito europeista fosse già molto ancorato alle opzioni ideali e culturali. Nel 1947 Bidault, certamente ispirato da Jean Monnet e da Robert Schuman, diede contenuto ed operatività alla fase di attuazione del Piano Marshall, considerandolo come vera anticipazione di una alleanza economica di tutta l’Europa. Il 12 luglio 1947, alla seduta di apertura della Conferenza dei sedici paesi europei inseriti nel Piano Marshall, Bidault affermò in modo assertivo: “E’ giunta l’ora di costruire l’Europa”. A seguire, poi si giunse alla proposta dell’OECE Organizzazione europea di cooperazione economica, ai protocolli per le unioni doganali. Nel 1949 venne eletto all’Assemblea consultiva del Consiglio europeo di Strasburgo. Accanto ad una progettazione europea, Bidault alimentò il disegno di una stretta alleanza di difesa e militare con gli Stati Uniti.
De Gasperi, nato il 1881 a Pieve Tesino e mancato nel 1954 a Selva di Valsugana, espresse sempre una costante vocazione europeista, ma con una Italia protagonista. Uomo politico trentino prima eletto nel parlamento austriaco (il Trentino non era territorio italiano), poi uomo di punta del Partito Popolare di Sturzo, acceso antagonista del fascismo, venne imprigionato dopo il delitto Matteotti nel 1924, si rifugiò in esilio nelle biblioteche vaticane. Durante la Resistenza, fondò la Democrazia Cristiana, fu presidente del Consiglio dal 1947 al 1953, a capo di alleanze di più partiti di matrice popolare, di centro e liberale. De Gasperi fu un convinto progettista della nuova Europa, si adoperò con insistenza per costruire e regolare una rete di solidarietà europea, sociale ed economica.
Per De Gasperi, come per Schuman, per Monnet e per Adenauer, “…all’origine della civiltà europea si trova il Cristianesimo…voglio parlare del retaggio europeo comune, di quella morale unitaria che esalta la figura e la responsabilità della persoma umana con il suo fermento di fraternità evangelica, con il suo culto della bellezza affinatosi attraverso i secoli, con la sua volontà di verità e di giustizia acuita da un’esperienza millenaria…”.
De Gasperi, il 15 novembre 1950 al Senato, ebbe a sostenere: “…credo che la Federazione europea sia quella la cui possibilità di pratica realizzazione sia vicina. Qualcuno ha detto che la federazione europea è un mito. E’ vero, ma ditemi un pò quale mito dobbiamo dare alla nostra gioventù per quanto riguarda i rapporti tra Stato e Stato, l’avvenire della nostra Europa, l’avvenire del mondo, la sicurezza e la pace, se non questo sforzo verso l’Unione? Volete il mito della dittatura, il mito della forza, il mito della propria bandiera, sia pure accompagnato dall’eroismo? Ma allora noi creeremo di nuovo quel conflitto che porta fatalmente alla guerra. Io vi dico: questo è un mito di pace; questa è pace; questa è la strada che dobbiamo seguire”.
Negli anni 1946, 1947 e nel 1948 De Gasperi fu un pioniere dell’europeismo federalista.
A Crea, quel 22 marzo 1948, Bidault e De Gasperi cercarono di superare la freddezza che il nostro premier ricevette in occasione della Conferenza di Pace del 1946 di Parigi. Con grande coraggio e intelligenza politica De Gasperi, di fronte ai 21 paesi vincitori, rivendicò i principi di giustizia e di uguaglianza dei popoli. Tutti rimasero freddi e zitti; in esordio, invitando a parlare De Gasperi, Bidault lo rassicurò affermando: “…ora ascoltiamo la nuova Italia”. Il Segretario di Stato americano James Francis Byrnes, si lazò e strinse la mano a De Gasperi.
Alle 16 del pomeriggio del 22 marzo 1948, in piazza Mazzini a Casale, di fronte a migliaia di persone, De Gasperi ebbe a dire”…ora amici miei, mi trovo da queste parti non soltanto per incontrami con voi, perchè è un piacere incontrarvi per conoscerci e diventare amici, ma con l’amico Brusasca sono qui per un’opera di pace con il Governo di Francia. Noi non siamo andati al santuario di Crea per un complotto come quei signori che andarono alla chetichella in Polonia per formare il Cominfor; non ci riuniamo in una remota casetta di montagna o in una cantina buia poichè non abbiamo nulla da nascondere. Siamo andati alla cima di un monte, alla luce del sole e che è in vista di questo bellissimo Monferrato, di queste produttive campagne e da questa meravigliosa opera dell’uomo, noi abbiamo avuto un pensiero di pace per questa città e per queste campagne che hanno visto la Resistenza dei partigiani, subìto la guerra tanto esterna quanto interna…Qualche giornale avversario metterà in burletta questa circostanza per cui due uomini politici si sono incontrati in un santuario per trattare di politica. Essi credono che fare politica voglia dire congiurare, fare delle macchinazioni, invece noi intendiamo che essere cristiani non vuol dire essere cristiani nei propri affari privati o nei rapporti con il vicino. Vuol dire esserlo anche negli affari pubblici, vuol dire avere l’espressione della fraternità umana nel senso che ci ha insegnato Cristo. Vuol dire fare opera di solidarietà, di carità verso l’umanità sofferente messa in pericolo da tante insidie…”.
Brusasca, avvocato e militante del cattolicesimo democratico, nato a Cantavenna di Gabiano Monferrato nel 1900, opera nell’Azione Cattolica, all’università è amico di Piergiorgio Frassati. Negli anni ’20 fu giovane consigliere comunale a Casale Monferrato e dopo il delitto Matteotti si espresse in modo duro contro il regime. A seguito degli attacchi dei fascisti, si trasferisce a Milano dove esercita la professione. Entra nel gruppo guelfo di Malvestiti, in pieno dissenso con il fascio. Salva alcune famiglie ebree dalla persecuzione razziale, aiuta le formazioni partigiane nel Monferrato, diventa vice-presidente del CNLAI e ricevette l’incarico di trattare la resa di Mussolini. Dopo la Liberazione, il CNL di Alessandria Presidente della Provincia e della prima Deputazione. Partecipa ai lavori della Conferenza della Pace di Parigi, a fianco di De Gasperi. Viene eletto alla Camera dei Deputati nel 1948, poi più volte sottosegretario con i governi De Gasperi. Il Governo di Israele gli conferì la Medaglia dei Giusti. Morì il 1 giugno 1994 a Milano. Fu proprio la vicinanza politica pluriennale con De Gasperi, la presenza nei momenti topici di negoziazione delle alleanze europee post belliche a rinsaldare le convinzioni europeiste di matrice cattolica.
In occasione dell’inaugurazione del monumento alla Resistenza in Val Cerrina, il 10 ottobre 1976, il sen. Giuseppe Brusasca ebbe ad evidenziare: “…le condizioni della nostra Resistenza colpirono profondamente il Ministro degli Esteri francese Georges Bidault, quando venne a Crea il 22 marzo 1948 per incontrarsi con il nostro Presidente del Consiglio De Gasperi…Egli era stato il capo dei Maquis, i partigiani francesi; io gli ho illustrato, dalla piazza del santuario, la lotta che avevamo combattuto in questa valle, circondati da ogni parte dal nemico in condizioni che, mi disse Bidault, i Maquis non avevano conosciuto…A una sua domanda sulle vie di salvezza nelle montagne, gli feci osservare che tra noi e le montagne oltre al Po c’era la pianura vercellese che i nazisti controllavano ferocemente…Noi volemmo fare delle nostre difficili condizioni un campo minato e ciò fu possibile per la partecipazione delle popolazioni che feceso della valle Cerrina una delle zone di maggiore pericolo per i nostri nemici. Per loro noi eravamo i banditi dai quali dovevano guardarsi con ogni attenzione…Banditi eravamo, si, ma banditi per la nostra libertà e per la libertà della nostra Patria”.
A Crea si sono ritrovati due statisti ed un politico italiano di comune appartenenza culturale e sociale, chiamati in pochi mesi a porre le basi di un più ampio progetto di integrazione progressiva fra gli stati europei.
La Settimana Incom dell 25 marzo 1948, con un significativo filmato correlato di audio diretto, ha proposto immagini e news di quelle intense giornate, iniziate con l’arrivo di Bidault a Torino e con la firma del Protocollo dell’Unione Doganale fra Italia e Francia con il Ministro degli Esteri Carlo Sforza, proseguite poi con la consegna dell’attestato della Legion d’onore alla famiglia di Duccio Galimberti, con l’incontro a Crea con De Gasperi. Il servizio, in parte celebrativo, ponena tuttavia l’accento sul nuovo corso dei rapporti instaurati fra i due Paesi e sul significato storico dell’evento.
Nel marzo 1948, vi era poi l’assillo per l’esito delle elezioni dell’aprile successivo in Italia, elezioni caratterizzate dallo scontro fra il Fronte comunista-socialista e i partiti centristi ed occidentali. I cronisti dell’incontro di Crea misero proprio l’accento sulla preoccupazione di De Gasperi, di Bidault e di Brusasca circa l’affermazione delle forze social-comuniste, una affermazione che temevano avrebbe bloccato ogni sviluppo della democrazia e del progetto europeista.
Una lettura oggi
Dal marzo 1948, l’evento dell’incontro a Crea fra De Gasperi e Bidault ha destato vari commenti, distinte interpretazioni politiche e storiche. Una sola, la costante: un incontro non episodico, ma produttivo di una rinnovata alleanza europeista ante litteram fra l’Italia e la Francia, ma aperta agli altri Paesi.
A conferma della rilevanza dell’episodio, a Crea si sono alternati, in visita e in ricordo dell’evento, il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti nel marzo 1973, il Ministro degli Esteri Emilio Colombo ad ottobre 1982, il Presidente della Repubblica Oscar Scalfaro a giugno 1997. Il più volte Ministro, il Presidente del Consiglio e parlamentare europeo Giovanni Goria visitò spesso Crea e citò molte volte l’incontro fra De Gasperi e Bidault, come prologo importante della creazione dell’Unione Europea.
La figlia di De Gasperi, Romana, visitò Crea e l’archivio Brusasca alla Biblioteca Civica Canna di Casale Monferrato in data 27 maggio 2016.
I giornalisti Luigi Angelino, Aldo Timossi e Gianni Turino, storici come Dionigi Roggero e Pier Giuseppe Accornero, più volte lo stesso Gian Paolo Pansa, hanno tutti ricostruito e commentato il fatto del 22 marzo 1948. Pansa lo ricorda più volte nei suoi saggi fra storia e romanzo, ricorda pure il comizio di De Gasperi in piazza Mazzini a Casale Monferrato. Vi assistette.
A Crea si sono incontrati due grandi progettisti della nuova Europa, due protagonisti dei primi passi concreti della costruzione del nuovo soggetto. Sempre con Brusasca quale agevolatore e potremmo dire oggi navigator. De Gasperi e Bidault erano cattolici, impegnati contro il regime tedesco e fascista, contro ogni violenza alle libertà, militanti nella Resistenza.
Le loro figure, in quel marzo 1948, interpretarono i due distinti popoli francese e italiano, due popoli amici e collaboranti, accomunati da una identica matrice culturale e storica.
De Gasperi e Bidault governavano, decidevano nel presente per l’Italia e per la Francia, ma guardavano avanti e progettavano una nuova Europa aperta a tutti.Certamente, vi era allora una tensione ideale e politica caratterizzante. Tensione oggi meno avvertibile.
A chiosa, richiamo come il filosofo e saggista francese Bernard-Henri Lévy abbia avviato, nel primo semestre 2019, un tour continentale alla ricerca dell’Europa, presentando la sua piéce teatrale “Looking For Europe”.
Per Levy, si sta assistendo ad uno snodo cruciale: o si afferma una nuova internazionale populista, ovvero si avrà il risveglio delle forze democratiche liberali e repubblicane. Ancora Levy osserva:”…l’Italia non è un Paese fondatore dell’Europa, è la culla dell’Europa. Culturalmente e politicamente è la matrice dell’Europa da due-mila anni…”. Alla domanda se vi è in Italia un fascismo di ritorno, in merito allo scontro fra Italia e Francia, Levy sostiene: “…certo, anche in Francia. Il fascismo in Europa c’è sempre stato. Dormiva. Quando la vigilanza dei democratici si allenta, o se i democratici non sono all’altezza, il fascismo si risveglia…lo scontro è grottesco, il contrario dello spirito europeo, è patetico e redicolo…l’Italia merita di più…io sono uno dei francesi che ha eletto l’Italia a seconda Patria…”.