Carissimi diocesani,
Con l’austera celebrazione del Mercoledì delle Ceneri (13 febbraio) entriamo nel tempo della Quaresima che è itinerario di preparazione a vivere il mistero centrale della fede cristiana: la Pasqua, vale a dire quegli eventi che sono la redenzione e la salvezza dell’uomo: la Passione, la Morte e la Risurrezione di Gesù. Vivremo la Quaresima nell’Anno della fede; il Papa ci propone di riflettere e di vivere alla luce di quanto afferma l’evangelista Giovanni: «Abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16): Credere nella carità suscita carità. Sì, in questa Quaresima, ci viene offerta la possibilità di riflettere sul rapporto che sussiste tra queste due virtù teologali: la fede e la carità. Tra il credere in Dio, nel Dio rivelato da Gesù Cristo, e la carità, che è frutto dello Spirito Santo e ci proietta in un orizzonte di apertura profonda verso Dio e verso il prossimo. Dunque se parliamo di nesso tra fede e carità parliamo almeno di due dimensioni. Primo: la fede vera non si dà senza le opere; chi crede impara a donarsi al prossimo. Secondo: la carità suscita la fede, e dunque è testimonianza. La Quaresima è un momento propizio, nel quale ci prepariamo alla Pasqua, cioè a celebrare quel fatto in cui il cristiano riconosce la sorgente della carità: Cristo che muore e risorge per amore. È da questo atto di donazione totale di Dio, che possiamo vivere in pienezza tutta la nostra vita di fede; l’atto supremo della croce, della Passione, Morte e Risurrezione. In Cristo ogni cristiano riconosce se stesso e la sua chiamata ad offrire la propria vita per il bene dell’altro. Per tale motivo da sempre la Quaresima è un tempo propizio per spalancare lo sguardo del nostro cuore verso i fratelli più bisognosi, diventando capaci di autentica condivisione.
La Quaresima deve spronarci a riscoprire l’indissolubile intreccio tra fede e carità. Il Papa, nel suo Messaggio quaresimale dice: “Non possiamo mai separare o, addirittura, opporre fede e carità”. Questa separazione o opposizione prende diverse forme. Un malinteso è quello di accentuare così fortemente la fede, e la liturgia come suo canale privilegiato, da dimenticare che esse si rivolgono ad un uomo concreto, con i suoi bisogni, anche umani, la sua storia, le sue relazioni. Fa comodo a tanti, dentro e fuori, una Chiesa inebriata dal profumo delle candele, occupata ad ordinare la sacrestia, concentrata su astrusi dibattiti teologici e liti clericali piuttosto che sulla persona nella sua integrità alla quale Cristo si è rivolto. Un secondo malinteso è quello di pensare che la Chiesa sia una sorta di grande opera filantropica e di solidarietà puramente umana, dove l’impegno sociale è prioritario e ciò che conta è la promozione dell’uomo perché abbia pane e cultura e dunque il compito primario della Chiesa sarebbe l’edificazione di una società giusta ed equa, dimenticando che al centro dell’uomo sta il suo bisogno di Dio. Un altro malinteso ancora è di dividere una Chiesa buona, quella della carità, da una Chiesa “cattiva”, quella della verità, che difende e protegge la vita umana e i valori morali universali. La Chiesa va bene quando cura i malati, va meno bene quando esercita il compito di risvegliare le coscienze…Fede e carità vanno insieme, e dunque vangelo e opere vanno insieme. Quanto vale nell’esperienza personale, vale anche per la Chiesa in quanto comunità. Non si può nella quotidianità pretendere di impostare la propria vita cristiana unilateralmente. In verità quando si separa nel vivere di tutti i giorni la fede dalla carità, inevitabilmente il rapporto con Dio va in frantumi. Da una parte una vita fondata (apparentemente) sulla fede, corre il rischio di naufragare in un banale sentimentalismo che riduce il rapporto con Dio ad una mera consolazione del cuore. Dall’altra parte una carità, che non si inginocchia nell’adorazione di Dio e che non tiene presente la sorgente da cui scaturisce e a cui deve essere indirizzata ogni azione di bene, rischia di essere ridotta a mera filantropia e puro “attivismo moralista”. Fratelli e figli carissimi, in questa Quaresima, percorriamo con lucidità e coraggio tutti i sentieri che possono far ritrovare l’unità al cuore dell’uomo spesso smarrito e diviso e alla società ferita da drammatiche spaccature… Impegniamoci a far emergere con maggiore evidenza la connessione tra la richiesta di confessarsi e l’impegno di ‘superare le divisioni’ in se stessi e nel rapporto con gli altri. Desidero invitarvi a partecipare alla Veglia di preghiera che si svolgerà in Cattedrale alle ore 21 di sabato 16 febbraio; così pure invito i giovani a partecipare all’incontro che si terrà presso l’Auditorium S. Filippo alle ore 21 di venerdì 22 febbraio. Vogliamo così iniziare insieme il tempo della Quaresima; vogliamo ascoltare la Parola di Dio; vogliamo pregare perché ognuno di noi sappia entrare in un cammino di conversione che lo renda sempre più capace di credere e di amare.
+ Alceste Catella, vescovo
La S. Messa del Mercoledì delle Ceneri è celebrata in Cattedrale mercoledì 13 febbraio alle ore 18, presieduta da Mons. Vescovo.