CASALE – Sono stati significativi i primi gesti compiuti dal Vescovo Gianni all’ingresso nella nostra Diocesi domenica scorsa, con un bel tempo e un caldo sole autunnale. E’ arrivato con il Vescovo di Biella Gabriele Mana verso le 14 in Curia, dove lo attendevano il Vescovo Alceste, don Tancini e l’infaticabile Sabino e uscendo dal portone di Piazza Calabiana subito si è diretto alla Comunità “Padre Pio”, dove accolto da mons. Luigi Porta, dal presidente dell’ODA rag. Alberto Busto e dai collaboratori a lungo ha sostato salutando e benedicendo tutti i ricoverati, tra cui i sacerdoti ospiti della “Casa per sacerdoti anziani”; poi ha continuato la visita alla Comunità “Mons. Minazzi” accolto affettuosamente dagli storici “ragazzi di don Oreste”. Da lì, con una breve sosta alla bottega dei dolci dell’ODA, è sbucato davanti alla chiesa di San Filippo, dove lo attendeva il festoso, nutrito e allegro gruppo dei giovani e con loro ha raggiunto il piazzale della Cattedrale. Da lì, con puntualità cronometrica, mentre il campanile civico di Santo Stefano batteva le ore delle 15, è entrato in Piazza Mazzini per la parte ufficiale dell’ingresso…
AMPIO SERVIZIO FOTOGRAFICO NEL NUMERO DE “LA VITA CASALESE” DI GIOVEDì 2 NOVEMBRE
Omelia di mons. Gianni Sacchi alla Messa dell’ingresso
Eccomi Chiesa di Casale, mia amata sposa. Eccomi a te… Quell’eccomi che ho pronunciato nei momenti più importanti della mia vita oggi lo dico a te.
Eccomi sono al tuo servizio…
Sei bella Chiesa di Casale, perché è Lui, il Risorto che ti rende bella.
La mia vita è per te Chiesa di Casale Monferrato.
Oggi vengo a te con la mia persona, portandoti un dono, il dono grande del ministero episcopale.
Un dono immenso, un tesoro riposto nella fragilità della mia vita.
Voi fratelli e sorelle della Chiesa di Casale dovete aiutarmi a valorizzare questo dono, per metterlo nel punto più alto perché faccia luce a tutti.
Inizio questo servizio in mezzo a voi mandato da papa Francesco.
Inizio con trepidazione ben consapevole della sproporzione tra i miei limiti e la grandezza della chiamata all’episcopato che il Signore Gesù mi ha donato.
Quando arriva un nuovo vescovo o un nuovo parroco tutti si chiedono quale sarà il suo stile, il suo programma, che tipo di pastorale imposterà?
Domande legittime, ma che si superano se si tiene conto che il programma di un vescovo non può che essere questo: Gesù Cristo.
È lui che devo annunciare senza sosta con il dono della mia vita.
A lui tutti devo condurre e lo farò nella misura in cui mi lascio afferrare da Cristo.
Come spesso ripete papa Francesco ai vescovi: “Voi dovete essere innamorati di Gesù Cristo per arrivare a dire con l’Apostolo Paolo- non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me – Per me vivere è Cristo”.
Chi ha partecipato alla mia ordinazione episcopale la settimana scorsa, ha visto fare un gesto molto significativo ed eloquente: due diaconi hanno coperto il mio capo, la mia persona, con l’Evangeliario aperto per significare che tutta la mia vita deve essere sotto la luce, il peso e l’autorità della Parola di Gesù; perché sia essa a guidare ogni mio pensiero, ogni mia parola, ogni mio gesto.
La Parola al centro del mio ministero, perché io vengo in mezzo a voi per parlarvi di Lui, Lui che ha conquistato il mio cuore e la mia vita.
Io non desidero altro che trasmettervi l’Amore, il suo Amore.
E lo farò insieme ai miei fratelli sacerdoti e ai diaconi ai quali rinnovo gratitudine, stima e affetto e con i quali vorrò operare per l’edificazione del Regno.
Insieme, noi consacrati, dovremo essere testimoni di questo amore.
Io spero che, guardando a noi pastori, alla nostra vita, tutti voi possiate provare una profonda nostalgia di Dio che vi porti a cercare sempre il suo volto.
È il vangelo che ci chiede questo.
Il primato dell’amore a Dio e al prossimo deve trasparire dalla nostra vita.
La pagina evangelica di oggi è un programma di vita che riassume il nostro cammino di discepoli di Gesù.
L’Amore al centro di tutto, ma quante difficoltà sorgono se noi ci ostiniamo a pensare all’Amore verso Dio e verso il prossimo come ad un dovere.
Lasciamoci allora illuminare da tutto il Vangelo.
Che cosa voleva farci capire Gesù?
Prima di amare Dio lasciati amare da Lui.
Accogli l’emozione del suo Amore nel tuo cuore.
Qui sta la vera novità di Gesù
Non è un appello ad un impegno volontaristico “Bisogna, tu devi”.
Ma l’invito ad accogliere un dono.
Anni fa acquistai la serie di film “Decalogo” del regista polacco Kristof Kieslowsky (morto nel 1996) nel numero uno c’era un dialogo interessante.
“Che cos’è Dio?” – domanda un bambino alla zia.
La zia lo stringe tra le braccia e gli chiede: “Che cosa provi?” “Ti voglio bene” risponde il bambino. “Ecco Dio è questo”.
Il primo comandamento è lasciarsi abbracciare dalla tenerezza di Dio per potergli dire “Ti voglio bene!”.
Se riusciremo a vivere questa esperienza ci sarà più facile amare noi stessi, perché ci vedremo in un’altra luce: con le nostre miserie di sempre, i nostri fallimenti, le nostre viltà, eppure amati da Dio. E una volta riconciliati con noi stessi potremo andare verso gli altri.
Andiamo verso gli altri con l’amore che ci viene da Dio.
E Dio è pietoso (1° lettura). Un Dio che ascolta il grido dei poveri.
Se noi avremo conosciuto un Dio così, sarà la nostra vita a parlare.
Cari fratelli e sorelle della Chiesa di Casale, è l’Amore, è la passione per Dio e per l’uomo che fanno di noi una chiesa sempre giovane.
È la capacità di leggere il presente, i segni dei tempi, il cambiamento che ci incalza,che mantengono intatta la freschezza dell’annuncio.
È la capacità di non rinchiudersi fra le mura, pur solide delle nostre chiese e di lanciarsi nei problemi della nostra terra, che mantiene lo slancio vitale e l’entusiasmo.
Anche nelle nostre comunità.
Il filosofo –teologo russo Pavel Evdokimov(1901-1970) autore del famoso testo – La teologia della Bellezza – l’arte dell’icona – scrive:
“Tra la chiesa con le sue icone,
i suoi lumi e i suoi incensi
e la piazza col suo rumore
non ci deve essere una porta sbarrata
ma una soglia aperta,
ove scorra il vento dello Spirito di Dio”.
Allora lasciamoci invadere dallo Spirito di Dio per affrontare con la sua luce le sfide che ci stanno davanti:
– il coinvolgimento dei giovani, i protagonisti del futuro delle nostre comunità, nella vita della Chiesa con il loro cammino vocazionale che li porta alle domande fondamentali della vita…;
– dare nuovo impulso alle famiglie che diventino “piccole chiese domestiche” dove il primo annuncio del vangelo si sviluppi proprio in esse;
– celebrare la nostra fede nella “bellezza” della liturgia, dove la Parola scalda il nostro cuore e gli occhi della nostra fede vedono il risorto che è sempre con noi, come ogni primo giorno dopo il sabato.
Quell’Amore di cui abbiamo prima parlato deve concretamente incarnarsi nella nostra storia, nelle nostre storie, nelle nostre comunità nel territorio… altrimenti la nostra fede è solo esteriorità.
Non voglio abusare di più in questa giornata che per tanti di voi può essere faticosa.
Vi confesso che a me vescovo da una settimana, a 57 anni, piacciono ancora le storie e le favole e ogni tanto ve ne racconterò una come faccio adesso:
Un monaco mendicante trovò, in uno dei suoi viaggi, una pietra assai preziosa e la ripose nella sua sacca. Un giorno incontrò un viandante, e mentre apriva la sacca per trarne cibi da spartire con lui, il viandante vide la pietra preziosa e gliela chiese. Il monaco gliela donò immediatamente. Allora il viandante lo ringraziò e se ne andò pieno di gioia con quel regalo insperato: un gioiello che sarebbe bastato a dargli ricchezza e sicurezza per tutto il resto dei suoi giorni. Tuttavia dopo poco tempo, quel viandante tornò indietro, in cerca del monaco e, trovatolo, gli restituì il regalo e lo supplicò: «Ti prego, ora dammi qualcosa di maggior valore di questa pietra, pur tanto preziosa. Dammi, per favore, ciò che ti ha permesso di regalarmela!
Noi non abbiamo che da donare l’Amore che ci viene da Dio, di fronte a cui tutto si relativizza.
Siamo Chiamati cioè a Diventare cristiani credenti e credibili, entusiasti, segno e domanda per chi ci incontra.
Amen.
+ Gianni vescovo
Il Vescovo Gianni Sacchi saluta le autorità
Saluto e ringrazio le illustrissime autorità civili, politiche, socio economiche e militari della città, del territorio, la Signora Sindaco di Casale, il Presidente della provincia e la Signora Prefetto di Alessandria per il cordiale benvenuto che mi avete rivolto. Partecipare alla vita politica è un servizio primario e importante ed è una forma eminente di carità verso il prossimo.
La Chiesa, memore dell’insegnamento dell’Apostolo Pietro “Siate sottomessi ad ogni istituzione umana per amore del Signore” tiene in grande considerazione la funzione pubblica e prega per i suoi rappresentanti chiedendo a Dio di illuminare la loro mente e il loro cuore affinchè cerchino il bene comune nella vera libertà e nella pace.
La pagina evangelica di domenica scorsa ci ha riportato la celebre risposta di Gesù ai farisei: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio”. Anche noi vogliamo vivere questa distinzione di competenze senza che una prevarichi l’altra.
San Giovanni Paolo II facendo rilevare la figura importante del vescovo scrive nella Pastores Gregis (67) “Il vescovo è difensore e Padre dei poveri, è sollecito della giustizia e dei diritti umani, è portatore di speranza.
La speranza è intimamente congiunta con lo zelo per la promozione integrale dell’uomo e della società”.
È proprio in questa intima connessione tra speranza e zelo per la promozione integrale dell’uomo, che è possibile individuare il punto di contatto o di tangenza tra la società civile e la Chiesa.
E noi intendiamo continuamente farlo come è stato fatto finora con il vescovo Alceste e i nostri predecessori.
Il territorio casalese ha bisogno per crescere dell’azione di tutti, di una sinergia tra le forze della società civile e quelle spirituali che illuminano e infondono speranza.
So bene che questa terra ha sofferto e soffre per la crisi economica, la preoccupante denatalità dovuta anche a inconsistenti ed eteree politiche nazionali di sostegno delle famiglie, la perdita di posti di lavoro e per il dramma dell’amianto e le nefaste conseguenze che si porta appresso, ma dobbiamo continuare a lottare e non arrenderci mai… per superare questa fase storica e uscire dal tunnel oscuro.
Io sono venuto per mettermi a servizio di questa terra con tutte le sue potenzialità che gradualmente imparerò a conoscere.
Ho appreso la bella notizia che Casale ha lanciato la sua candidatura come Capitale nazionale della Cultura per il 2020 e questo la dice lunga su ciò che questa terra possiede e potrà esprimere.
Mi auguro davvero che questo desiderio si possa realizzare. Sappiate che sarò al vostro fianco, perché la Chiesa ha i suoi capolavori d’arte e di cultura da mostrare a tutti a cominciare dalla splendida cattedrale, dai tesori artistici, dalle belle chiese sul territorio…
Illustri autorità io mi inserisco in una storia secolare e dono la mia disponibilità e il mio contributo per far crescere questa terra nella giustizia, nella solidarietà, nell’accoglienza e nella pace.
Camminiamo insieme!
Potete contare su di me e sulla Chiesa di Casale Monferrato.
Ancora grazie a tutti!
+ Gianni vescovo