VILLANOVA – Ancora una dura mazzata per la situazione del mondo del lavoro nel Casalese. Lunedì pomeriggio è arrivata una notizia pesantissima per i 114 dipendenti dell’ex Bistefani di Villanova che era stata rilevata alcuni anni fa dalla Bauli. Lo stabilimento dolciario di Villanova chiuderà entro l’estate. Sulla scelta aziendale arriva la forte preoccupazione dei sindacati che hanno precisato come lo stabilimento chiuderà per i costi fissi troppo elevati, ma con la disponibilità di riassorbire tutti i dipendenti nello stabilimento veronese. Una situazione che ha trovato i dipendenti in forte difficoltà che si chiedono quanti saranno disposti a trasferirsi in Veneto.
“Ci sarà da valutare stipendi e soprattutto i costi di un simile trasferimento” sottolineano i lavoratori. «Mi sono subito attivata per chiamare in causa Regione e Ministero – interviene Cristina Bargero, parlamentare del PD – per avviare gli iter per gli ammortizzatori sociali per questi dipendenti che vedranno chiudere l’azienda con un possibile trasferimento a 300 chilometri di distanza”. Sul caso interviene anche il deputato del Partito Democratico Fabio Lavagno che annuncia di aver presentato un’interrogazione parlamentare al ministro del Lavoro Giuliano Poletti per chiedere l’apertura di un tavolo nazionale di confronto, al fine di avviare un dialogo per tutelare la continuità occupazionale dei dipendenti e l’intenzione di coinvolgere nel confronto anche la Regione Piemonte.
“È una notiza che desta molta preoccupazione – dice Lavagno – e le affermazioni della dirigenza Bauli, che all’epoca dell’acquisizione aveva escluso un simile epilogo, suonano particolarmente fuori luogo. Non ci stancheremo di ribadire che, in un territorio come quello piemontese, già fortemente colpito in passato dalla crisi economica nei suoi risvolti occupazionali, occorre tutta l’attenzione necessaria per evitare la perdita di ulteriori posti di lavoro”.
Ci lascia davvero amareggiati ed in parte sorpresi la notizia della chiusura della storica fabbrica della Bistefani da parte della Bauli.
Amareggiati perché rappresenta l’ennesimo duro colpo ad un territorio che tra congiuntura economica negativa, una legislazione scellerata in materia di finanze locali, il problema dell’amianto e un’amministrazione che appare inadeguata a fornire risposte efficaci e convincenti, sembra non averne mai fine. In parte sorpresi perché nel corso del precedente mandato amministrativo la proprietà, al momento dell’acquisto della Bistefani, si era assunta precisi impegni dando garanzie che la produzione di alcune linee di prodotti sarebbe stata mantenuta in loco e sarebbero stati fatti ingenti investimenti sullo stabilimento di Villanova che avrebbe potuto anche essere ampliato nel prossimo futuro.
Oggi invece, a poco più di tre anni dal passaggio di proprietà, scopriamo che sono state adottate strategie opposte e la decisione di chiudere tutto è già stata presa, mettendo in difficoltà non solo le circa 115 famiglie dei lavoratori dipendenti ma tutte quelle aziende che costituiscono l’indotto dello stabilimento di Villanova.
Pretestuose e inaccettabili sono le rassicurazioni della proprietà circa un ricollocamento dei dipendenti negli stabilimenti Veronesi in primo luogo perché la distanza è proibitiva non consentendo neppure alcun pendolarismo con la conseguenza che le famiglie saranno costrette a scegliere tra un radicale cambio di vita e il licenziamento. In secondo luogo perché in ogni caso tale soluzione non risolve il problema delle piccole aziende dell’indotto e delle persone che ci lavorano, a cui nessuno pensa mai in queste situazioni ma che sono parte del tessuto sociale del nostro territorio tanto quanto i dipendenti stessi.
La portata dell’evento, con le gravi ricadute per la nostra zona, e l’importanza dell’azienda coinvolta impone sicuramente innanzitutto il coinvolgimento della politica nazionale; dal canto nostro tuttavia non possiamo restare a guardare e inermi ma occorre mobilitarci senza ritardo a livello locale per cercare un contatto con la proprietà e verificare la possibilità di soluzioni condivise meno traumatiche.
“Chiediamo quindi sin d’ora ai Sindaci di Casale e Villanova di far sentire la propria voce in merito con interventi concreti e di organizzare al più presto un incontro con i responsabili della Bauli che coinvolga anche le forze di opposizione per concertare insieme cosa occorre fare per salvare uno delle identità industriali storiche del nostro territorio. – è la posizione del vicepresidente del Consiglio comunale Federico Riboldi (Fratelli d’Italia) e del Capogruppo Emanuele Capra (LegaNord) – Si chieda alla proprietà di ispirarsi all’esempio fornito da Natuzzi, patron di Divani&Divani, che a fronte dei 364 esuberi della sua azienda ha offerto 12mila euro per operaio ad altre aziende che si impegnassero a riassumerlo con un contratto fisso in aggiunta ai 5 mila euro di indennizzo al dipendente stesso. Un esempio di imprenditoria responsabile tanto lontano dall’atteggiamento che il nostro territorio sta subendo dal gruppo Bauli che ha fatto shopping di nostri importanti marchi lasciando sul lastrico centinaia di famiglie.” Il Consigliere Riboldi ha presentato in proposito un interrogazione scritta alla Presidente della Provincia.
“Nel corso del mio mandato avevo incontrato più volte il signor Bauli, ricevendo da lui assicurazione che la sua azienda intendeva investire nello stabilimento di Villanova per proseguire qui da noi la produzione – interviene l’ex sindaco Giorgio Demezzi – mi aveva anche detto che l’impianto era piuttosto obsoleto e che occorrevano parecchi investimenti, aggiungendo tra l’altro che, nell’anno dell’acquisto, l’azienda aveva concentrato proprio per l’impianto di Casale un elevato finanziamento. Presenterò al più presto una interrogazione al Sindaco, per sapere se questo colloquio che avevo iniziato con la proprietà è poi proseguito e soprattutto quali azioni intende avviare per difendere i posti di lavoro di questa azienda, che da sempre porta in tutta Italia e all’estero il prodotto simbolo della nostra città”.